Veri maestri, finti maestri.

Ci sarà sempre qualcuno pronto a dirti che non vali nulla, che ciò che fai è sbagliato, a denigrare ogni cosa. Ci sarà sempre.

Riuscire a non farsi affondare, riuscire a mantenere alti i propri intenti ed i propri valori, forse questa è la vera sfida. Per la prima volta dopo anni, non mi sento più schiacciata dalla malignitità, non mi sento più vittima della mia stessa insicurezza. Perchè chi vuole convincerti che vali meno di quello che sei, lo fa perchè sa benissimo quanto vali.
Non sperate che ammetta di aver sbagliato.
Questa è la prima regola che ho osservato qui: nessuno ammette i propri sbagli. Ho passato il tempo a scusarmi ed umiliarmi, perchè per me è normale farlo. E sono ancora convinta che essere consapevoli dei proprio limiti sia ciò che ti permette di evolvere. Ma non fatevi umiliare, mai.

Da sempre sono stata circondata da persone che si spacciavano per grandi maestri e grandi consiglieri, ed erano proprio i primi che mi hanno sempre giudicato. I veri maestri probabilmente non hanno bisogno di fare grandi discorsi, criptici e contorti, perchè donano con la gioia di donare.

Persone

Ho sempre pensato che la negatività attirasse negatività, e così è sempre stato. Ho cercato il lato buono di ogni cosa, specialmente in ambito lavorativo.
Tutti mi hanno sempre considerato una persona solare e positiva, nonostante i miei abiti frequentemente scuri (in questo sono molto migliorata però!), amo lasciare un buon ricordo di me, una bella sensazione, una bella energia.

Ma non sempre ci riesco, a volte sul mio cammino incontro persone che mi lasciano amareggiata e attonita, persone a cui cerco di lasciare qualcosa di mio, di bello, ma non funziona, perchè sono sempre totalmente focalizzate sulla loro negatvità.

Purtroppo questo capita più spesso di quanto vorrei ed gni volta per me è un fallimento. In questo momento di walking about mi ferisce il non essere compresa, il giudizio, i rimproveri. Forse mi ferisce tutto.

Ricordo quando lasciai H-farm, le lacrime scorrevano per le persone che lasciavo, per gli amici che avevo trovato. Non riesco ancora a non affezionarmi, a staccare rapporti umani da rapporti unicamente lavorativi. Ed ora che sono in una situazione molto simile, il mio cuore si spezza, come sempre, in mille frammenti.
Ricominciare da capo, ancora una volta.

Percorsi

Il mio periodo di prova si è concluso e mi è stato detto che non continuerò a lavorare lì. Non credo che il problema sia da ricercare nel mio operato ma piuttosto nel carico di lavoro che evidentemente non è abbastanza.

Questo evento mi ha inizialmente spiazzato, per chi mi conosce sa che per me è molto difficile gestire la mia creatività senza un lavoro fisso. Sono sempre stata indipendente e mi pesa non poterlo essere. Mio marito dice di concentrarmi sui miei progetti, ma per me è davvero molto difficile. Era un lavoro che nella sua noiosità rappresentava per me un investimento sulla lingua e sulla formazione in un mercato che non è il mio.

Non so cosa farò, non so nemmeno cosa pensare, ma il cervello è come la lingua che va dove il dente duole…Non è una mera questione di soldi, è di testa, soprattutto di testa.

E poi

Ad un certo punto smetti di sognare, e di volare.

Girotondo

Al punto di partenza, mi ritrovo qui, facendo finta di nulla, non sapendo più cosa fare per uscire da questa gabbia. Ho lottato, ho lottato ed ho perso. Come sempre. Mi guardo attorno e cerco di capire in cosa posso aver sbagliato, cosa posso fare per riuscire a trovare soddisfazione. Cerco di convincere me stessa e gli altri che va tutto bene, ma non è così. Tutto quello per cui ho lavorato, tutto quello che ho sudato in questi anni, non vale nulla qui. Qui non sono nulla. Dipende dal posto? Non riesco a capire quale possa essere la mossa giusta per riuscire ad inserirmi. La Svizzera, un luogo che non comprendo, un popolo che non capisco. Provo ad analizzare le persone, da cosa derivano certi comportamenti, la diffidenza, il clientelismo, il razzismo, il patriarcato ed il maschilismo. Davvero sono questi i problemi, o sono forse io? Cambio mail, cambio portfolio, cambio modo di pormi. E sono sempre qui. Senza alcuna comprensione per il mio malessere, per la mia frustrazione. Forse la cosa che mi turba maggiormente è proprio questo: non essere capita. E ripiombare periodicamente nel baratro, ma portando una maschera con il sorriso. Per questo è che quello che sono: un pagliaccio triste che muore dentro ogni giorno. Un pezzo alla volta se ne va via con me, la stanchezza cronica che mi assale. Oggi pensavo a “Storia di una capinera”, mi sento come lei: chiusa in una gabbia. Allora il mio orgoglio mi sfinge a rialzarmi ancora una volta, a tentare e tentare ancora. A sorridere anche se vorresti spegnere la luce e basta. Lottare ancora, emergere dall’acqua per respirare, una boccata di ossigeno, ancora una prima di sprofondare ancora. Cerco aiuto, ma nessuno comprende, chi dovrebbe continua ad affondare il coltello. Stanca e triste. Quanto durerà? Quanto durerò?

Cristalli al vento…

Fragile… granelli di polvere… troppo tardi per svanire, troppo presto per morire…ascoltare, capire, sparire dentro, come eclissata in una nebbia. Spenta. rigiada nel vento, la chiamano anche pioggia o lacrime di fata. E ti muovi nell’aria leggera e fragile, fluttui, come una scarica elettrica che si sposta silenziosa, tremante. Quest’anima che si spacca, sempre.

Milano, Milano stronza

Milano, Milano stronza. Essere lì, un tuffo nel passato… vedere persone… Ma tra i vivoli i ricordi. Nostalgia. Pioggia sulle guance. Milano grigia. Cieli tersi e cerulei. Milano Stronza.